la mia vita sostenibile

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Parlare di sostenibilità oggi è molto trendy. Che siate al bar o a una cena di gala, oratori a una conferenza o a un colloquio di lavoro, basta pronunciare questa magica parola e tutte le porte vi saranno aperte, sarete subito modernissimi, bravissimi, politically correttissimi. Eppure, la sostenibilità non è una parola vuota, anche se ormai sembrerebbe esserlo. 
Per me almeno, non si tratta di un semplice argomento d'attualità o peggio ancora di una moda. Per me la sostenibilità è un aspetto fondamentale della mia filosofia di vita, e della filosofia che sta dietro alla creazione di ogni prodotto di SUPERLEGGERO Mia nonna, prima a sinistra, cuoca presso la famiglia Salani a Venezia. L'attenzione per la sostenibilità mi è stata trasmessa da due persone molto preziose nella mia formazione. Prima fra tutti, mia nonna. Una donna che oltre a essere «passata» sopra (sì, proprio passata sopra) a un campo di concentramento e due guerre, era una cuoca stratosferica, in grado di creare piatti squisiti partendo da qualsiasi avanzo, capace di trasformare anche l'ultima briciola di pane in sublimi polpette. Perché in casa Tabarelli non si è mai buttato via nulla, anzi, si è sempre cercato di cogliere il massimo potenziale da ogni cosa. Perfino nel nostro giardino, che era sempre perfettamente razionalizzato, tra fiori e ortaggi, per far fruttare al meglio ogni centimetro di terra. Mio padre, sempre primo, primatista nei 100 e 200 metri allo Stadio Druso a Bolzano. E poi, mio padre. Una persona dall’eleganza innata, capace di mantenere classe e disinvoltura in ogni occasione, senza scomporsi mai, neanche quando andava a lavorare da Cornaiano a Bolzano in bicicletta (in discesa all’andata, in salita al ritorno… e io facevo lo stesso, per andare a scuola). 
Mio padre è sempre stato anche uomo di ottime intuizioni. È stato tra i primi in Italia e sicuramente il primo in Alto Adige ad installare sul tetto della nostra serra cinque pannelli solari. Una novità assoluta, da vero pioniere. Ovviamente i pannelli non erano quelli di oggi, ma di prima generazione, in grado di fornire acqua bollente in abbondanza nei giorni di sole e di regalare solo fastidiosa acqua gelida nelle giornate grigie e piovose. Che erano poi sempre le giornate nelle quali io avevo programmato di uscire pulito e profumato con la fidanzata!
 Ma a parte questi piccoli inconvenienti, era una sensazione piacevole sapere che da aprile a ottobre casa Tabarelli era a impatto zero. Mi faceva sentire «superleggero» rispetto al mondo circostante. I prodotti SUPERLEGGERO sono figli di questa educazione, dello stile di vita nel quale sono cresciuto, di questo modo di essere che mi è entrato sotto pelle. Da qui la voglia continua di fare ricerca, di scoprire soluzioni e materiali, visitando e parlando con produttori Italiani, con le aziende certificate. Insieme studiamo e cerchiamo le migliori soluzioni per mantenere tutta la produzione il più possibile minimale. Gli imballi, le buste in polipropilene riciclato, la carta e i cartoncini, le etichette, oltre che naturalmente i materiali dei prodotti: tutto deve essere a bassissimo impatto. 
qualche esempio? Perfino il filo di cotone che uso per attaccare ai prodotti i cartoncini delle etichette, voglio che sia rigorosamente realizzato in Italia, magari con costi maggiori, ma con un rispetto del km zero che per me è cruciale. O le nuove Musette, prodotte interamente nel raggio di 30 km: borsa e buste in provincia di Como, bottone magnetico in provincia di Varese, e le zip in Svizzera a due passi dal confine. Questa per me significa essere sostenibili: non una moda, ma un modo intelligente di farla, la moda!


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